Gnocchi, buoni tutti la settimana

Gnocchi, buoni tutti la settimana


«Ridi ridi, che a mamma ga fatto i gnocchi»: così ci si rivolge a chi è contagiato da un’inspiegabile e, agli occhi dei più, sciocca allegria. L’unico motivo per chiarire quella felicità potrebbe essere un gustoso piatto di gnocchi, per cui se ne deduce, per sillogismo, che gli gnocchi bastano di per se stessi a rendere felici.

Gli Gnocchi non tradiscono.

Così come li percepite, essi si manifesteranno: morbidi, carezzevoli, avvolgenti, gustosi e nel contempo insoddisfacenti in quanto vorrete verificare, assaggiandone un altro e un altro ancora – ad libitum – se è poi possibile che siano così gratificanti non solo al palato, ma anche per tutti gli altri organi di senso. Un piatto che coinvolge il corpo e lo spirito, un atto d’amore gastronomico con pochi eguali, che unisce donne e uomini di diverse generazioni e latitudini, in un amplesso globale durante il quale, a guisa di Tregua Olimpica, inimicizie e rancori cessano di esistere per fare posto al bene supremo della degustazione dello Gnocco.

Ma qual è, dunque, il segreto del successo di questo Imperatore delle nostre Tavole, Signore incontrastato delle nostre feste? Certo, l’abbigliamento con cui Egli si presenta innanzi a noi è un aspetto importante. A seconda dell’umore egli si manifesterà serioso nel suo vestito di ragù, oppure spiritoso e dinamico nella più classica tradizione vicentina, spolverizzato di zucchero e cannella e tempestato di uva passa. Oppure peccaminoso affogato nella crema ai formaggi vicentini tra i quali non può mancare un buon Bastardo del Grappa. Oppure minimalista con burro di malga e salvia o capriccioso quando sceglie l’amaro del radicchio abbinato al sapore nostrano e deciso della salsiccia. Talvolta lo scopriamo mentre si inselvatichisce proponendosi nei sughi di cinghiale o di anatra. E ancora tartufo, peperone, amatriciana, pomodoro e basilico…

E quindi questo il misterioso potere che lo Gnocco possiede per affascinare il suo vasto e trasversale pubblico? La sua propensione al trasformismo, novello Brachetti del nostro desco? Certamente la sua duttilità favorisce la sua fama, ma vi è un altro motivo che giustifica tutta la sua meritata popolarità tra i commensali di ogni parte del globo terracqueo: la Patata. Già, proprio la patata che consiste nell’ingrediente principale e che deve avere, all’origine, tutte le caratteristiche, organolettiche certamente, ma anche di propensione al sacrificio per arrivare ad un prodotto finale di qualità superiore.

Nella provincia di Vicenza potete attingere a piene mani: Rotzo, Tresché Conca, Posina, Altopiano di Tonezza e comunque un po’ tutti i centri dell’Unione montana Spettabile Reggenza dei Sette Comuni e delle Prealpi Venete sono produttori eccellenti del gustoso tubero.

La ricetta non ha particolari segreti e dunque il suo successo si deve senz’altro al prodotto locale.

Per quattro persone: un chilo e duecento grammi di patate, della varietà più farinosa, meglio se hanno riposato nei sacchi, al buio, per almeno quattro/sei mesi. Altri ingredienti sono un uovo e circa 300 grammi di farina bianca. Considerate comunque variabile il quantitativo della farina in quanto sarà la consistenza dell’impasto a suggerirvi quando fermarvi. Per ultimi, quanto basta di sale e, a piacere, noce moscata.

Le patate vanno lessate con la buccia, pelate e passate ancora calde; una volta intiepidite, si inizia ad impastare e, successivamente, a formare dei rotoli che saranno poi tagliati a tocchetti. Il successivo passaggio su una forchetta o sul dorso di una grattugia consentirà di prendere il tipico aspetto degli gnocchi.

Una bollitura rapida, finché non affioreranno, è tutto ciò che ci dobbiamo aspettare per la cottura.

34590cookie-checkGnocchi, buoni tutti la settimana